Enrico Rassu

Enrico Rassu

sa sassari a milano

Sono nato e cresciuto a Sassari ed è qui che ho trovato il mio primo vero spazio nell’arte. In Sardegna c’erano diversi gruppi di creativi di ogni genere che si contaminavano tra di loro organizzando dei piccoli eventi, mostre e concerti. Si era formata una specie di Factory tra uno skateshop, un piccolo centro occupato e i ragazzi che stavano a creare nei garage, ed io volevo assolutamente testimoniare l’energia che si creava in quegli spazi iniziando a frequentarli e dando le mie idee.

Mi trasferisco a Milano dove studio comunicazione e marketing ma nel frattempo inizio a a contribuire in questo nuovo ambiente pieno di artisti. Assieme al mio collettivo del tempo nel 2015 portiamo un format chiamato Balcony Tv, e iniziamo a lavorare anche alla comunicazione e immagine di diversi progetti.

Mentre Quando mi sono specializzato nella documentazione, intorno al 2018, non era scontato come ora che un fotografo o un regista seguisse un artista ed era molto più difficile avere accesso.

Il mio obiettivo è lavorare nella vita reale fuori dalla rete così da non essere incastrati in un mondo a volte poco chiaro.

la mia trinità

C’è stata una triade di lavori nel 2019 a cui sono estremamente legato: la cura dell’immagine dell’album “TRAPSHIT” degli FSK, la fanzine di Tredici Pietro e il video e documentario di IAMDDB. Portavo uno stile reale seguendo questi artisti a casa, in studio, nei tour, nelle etichette fotografando in pellicola e in bianco e nero. Con Pietro abbiamo realizzato una fanzine nella quale si univano pensieri dell’artista e la mia visione fotografica coerente ai suoi stati d’animo. Con IAMDDB ho diretto il suo video musicale che si apriva con un VoiceOver in cui parlava di se stessa e dell’importanza della musica nella sua vita così da poter condividere con il suo pubblico la sua intimità e la sua visione. Con FSK mi sono dedicato sulla costruzione del personaggio ma con radici ben radicate nella verità senza omettere e caricare in nessun modo. Sono legato a questi progetti perché sono nati per spiegare la persona e il mio ruolo è stato quello di accompagnarli nel loro racconto. Voglio scavare per mostrare la loro persona in rapporto all’arte e non mettere in vendita un prodotto in vetrina.

la penna motivazionale

Ad un certo punto sono andato in crisi, avevo bisogno di mettere ordine i miei pensieri e i momenti che vivevo. Al computer non riuscivo fisicamente a farlo e solo la penna e la carta mi permetteva liberamente di elaborare e processare tutte le informazioni. Uso la penna anche quando mi arrivano lavori a cui non sono interessato e inizio a tracciare su carta i pro e i contro; per esempio capisco se nella città dove devo lavorare ci vivono degli amici o persone che voglio incontrare così da motivarmi. Un’altra cosa che mi fa impazzire è la firma. C’è stato un anno in cui fotografavo solo con la polaroid e mi piaceva tantissimo firmare nello spazio bianco sotto la foto. Nel momento in cui firmo sto condividendo la mia energia, una foto scattata anni fa ma firmata ora assume un nuovo significato facendolo diventare un oggetto del presente.

il mio metodo

Dipende dalle storie che devo raccontare. Tutto inizia da una ricerca personale ma ci sono certi progetti che non combaciano con essa. Quando succede, inizio a coinvolgere altri creativi come registi, fotografi ecc. con cui posso avere uno scambio e sviluppare un’idea. Lavorare con talenti diversi e confrontandomi mi ha permesso di fare un level up che da solo non avrei mai potuto fare. Per me è importantissimo dire che sono alla continua ricerca della qualità attraverso la condivisione con gli altri. Per esempio nel mio ultimo lavoro, la campagna nazionale “Fireball” di Madame x Diadora, mi hanno assunto non solo per fare la campagna fotografica ma per creare la condizione migliore per realizzare tutto il progetto Ho cercato la casa di produzione, il producer, il regista e gli assistenti più adatti per il lavoro che avevo in mente.

no yes man

Sicuramente non mi ispiro a chi dice sempre sì a tutto, a chi non pensa con la propria testa e si sente obbligato a fare certe cose solo perché glielo dicono altri o perché glielo impone il proprio personaggio. Mi ispiro invece alle persone appassionate che hanno il controllo di quello che fanno, non hanno paura di agire e realizzare le proprie idee.

le mie crisi

Penso continuamente che dovrei cambiare, approfondire, studiare e fare un’altra cosa ma penso che sia una fatto normalissimo per chi vive e lavora nell’arte. Gli artisti, con difficoltà, devono abituarsi a vivere nell’irrequietezza a differenza di altri lavori più ordinari. Non riuscirei a creare se non vivessi questa continua declinazione, penso addirittura di aver trovato solo il primo incrocio e che la mia strada sia ancora da costruire

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